entità patologica codificata nel 2000: “la dolce (diabetica) catastrofe dell’umanità”.
Il significato di sindrome: insieme di sintomi, problemi riferiti dal Paziente e di segni, dati clinici rilevati da sanitari, familiari o da altri.
La S.M., alla cui base vi è la resistenza all’insulina prevede come elemento fondamentale ed indispensabile l’obesità per lo più centrale, cioè di tipo androide, viscerale addominale, accanto a due o più delle seguenti patologie:
ipertensione arteriosa: >/= a 130/85 mmHg,
diabete mellito tipo 2, con iperglicemia a digiuno >/= 110 mg/dl,
iper-dislipidemie con bassi livelli di HDL: uomo < 40 mg/dl, donna < 50 mg/dl, ed alti livelli di VLDL e trigliceridi (*),
l’iperuricemia (gotta), talora accompagna la sindrome, senza esserne un elemento caratterizzante.
Spesso si associa > della concentrazione di fibrinogeno, con > della viscosità ematica (forza che si oppone ad uno scorrimento laminare del sangue); è una molecola proteica precursore della fibrina, attivamente coinvolta nella coagulazione del sangue, con rischio, se in elevata presenza in circolo, di flebiti, tromboflebiti, flebotrombosi, embolia polmonare.
Queste patologie portano ad invecchiamento precoce, malattie cardio-vascolari e vasculopatie, Alzheimer, artrite e per le malattie neoplastiche del colon, pancreas e mammella: qui l’obesità incide negativamente.
Nel mondo ogni anno 17 milioni e mezzo di persone muoiono per infarto cardiaco ischemico, per assenza cioè di sangue nel territorio a valle causata da ostruzione di un’arteria da placca da aterosclerosi, la causa più frequente, ed ancora per aritmia cardiaca fatale, spasmo vasale coronarico da stress da catecolammine, crisi ipertensiva ed ancora per infarto cerebrale (ictus) emorragico, per rottura di vasi e spandimento di sangue, ovvero ictus ischemico, con assenza di sangue nel territorio a valle per ostruzione arteriosa da coagulo (come
nell’infarto miocardico) o da embolo (coagulo o trombo sono sinonimi), formatosi in altra sede e là migrato per via circolatoria arteriosa.
Le malattie cardio-vascolari rappresentano oggi la principale causa di morte in Italia, con il 44% di tutti i decessi; la cardiopatia ischemica è al primo posto, con il 28% di tutte le morti, seguono le malattie neoplastiche ed al terzo posto gli ictus cerebrali, ischemici od emorragici, con il 13% di incidenza (fonte: dati Ministero Salute, Epidem.): in pratica oltre 240.000 morti/anno con un decesso ogni 2 secondi.
La S.M., se non corretta in tempi idonei, da più specialisti ed anche da consapevole impegno personale, familiare e sociale, porta a danni gravi, spesso irreversibili, con netto peggioramento della qualità e dell’aspettativa di vita, in modo drastico. Problema sanitario mondiale ed economico di primaria importanza con interessamento sempre più drammatico delle giovani età. Rappresenta, con le sue complicanze invalidanti e letali, la prima causa di morbilità e di morte nelle società “evolute”, come prima riportato.
Con l’età si ha un’ infiltrazione di grasso tra le fibre del tessuto muscolare, per cui accanto ad adipociti avviene una migrazione di macrofagi, che provocano un’ > produzione di citochine. Accompagnano la S.M., aggravandola, ma non inducendola, lo stress cronico, situazioni a bassa titolazione di testosterone, ambiente di vita e lavoro negativamente vissuti, l’età adulta, la dieta ipercalorica non sana, ipocinesia, fattori genetici, tutti con rilevanza diversa ed in studio.
Fino ad una certa età, la S.M. può risultare reversibile se si ottimizzano i fattori negativi dipendenti dal Paziente.
Quindi Amici: dieta idonea, evitiamo i veleni a tavola, attività fisica programmata e calo ponderale per diminuire il carico di lavoro del nostro MMG (medico di famiglia) e dare più vita e vitalità ai nostri anni futuri.
(*) Utile al riguardo una pausa sul blog del mio Amico Pasquale.
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