“senectus ipsa est morbus“, la vecchiaia è di per sè una malattia, scriveva Terenzio Afro Publio (Cartagine 185-195 (?) a.C. – in viaggio nel Mediterraneo 159 a.C.).
E’ l’effetto inesorabile del passar del tempo con accumulo ed effetti dannosi, fra l’altro, di alcune prostaglandine malefiche e dei fattori pro-trombotici, tipo il trombossano legati entrambi agli eicosanoidi, e dei radicali liberi.
L’influenza genetica varia, se non ricordo male, fra il 25 ed il 40%, ma ovviamente ambiente, problemi incidentali e stile di vita hanno il loro giusto peso nel problema.
Il fenomeno inizia convenzionalmente con i 60 anni (auguri a daddy!), con un elenco di progressivi deterioramenti, (fonte di alcuni dati: Prof. Carlo Vergani, Unità Geriatrica, Policlinico Milano, Magazine interv. Sara Gandolfi, pagg 141-144, data?) che sono:
calo della massa magra(°), e specificamente delle miofibrille veloci di tipo IIA e disconnessione delle giunzioni neuro-muscolari con < dell’attivazione mitocondriale e quindi della produzione di energia (E.) e della forza, regolatrice della capacità aerobica individuale; la forma fisica è soggetta ad un declino medio dell’8-9%/decade di vita contrastato fino ad > il 50% dall’esercizio fisico e da un’attività sportiva non agonistica, ma deve essere moderato e continuativo, con < anche del rischio di incorrere nel morbo di Alzheimer
del 38%, patologia che vede nel cervello e precipuamente nell’ippocampo e nelle zone circostanti le prime alterazioni degenerative microstrutturali delle cellule nervose (fonte: Prof. G.A. Carlesimo, Neurologia, Univ. Tor Vergata, Roma);
< delle funzioni intellettive e sensoriali; il cervello > i 40 anni perde peso, dai 1.350 – 1.500 gr. generalmente dei 22enni, e volume, massimale in fase pre-adolescenziale, del 5%/decennio e la demenza colpisce > il 30% degli ultra-ottantenni; il “brain training” stimola le attività cerebrali per incentivarne la riserva cognitiva e per contrastare il fisiologico deterioramento anatomico; il deterioramento delle sinapsi e la loro rarefazione colpiscono primariamente la funzione mnesica recente;
perdita dell’efficienza dell’attività cardiaca e della elasticità dei vasi arteriosi: le malattie cardio-vascolari incidono nel 40% delle morti nell’anziano;
< l’elasticità del parenchima polmonare e quindi delle sue capacità funzionali con < del volume respiratorio e < sia delle prestazioni O2-dipendenti che CO2-disperdenti;
il sistema di sostegno osteo-articolare va incontro a patologia degenerativa, l’artrosi, in > il 50% degli anziani, con il 60% delle donne > 75 anni a rischio di fratture del femore da osteoporosi;
< il fabbisogno energetico con necessità di adattare la dieta ad una < dell’introito calorico, talora spontaneamente accettato per calo naturale dell’appetito, altre volte osteggiato per il perdurare di una “cattiva e storica abitudine”;
si manifestano clinicamente malattie iniziate subdolamente anni prima, frutto del tempo che passa, dei geni e “dei telomeri che si accorciano” (°°) ma anche di un eventuale stile di vita inadeguato;
la psiche può più facilmente andare incontro a fragilità emotiva, malinconia e depressione per perdita di ruoli personali, familiari, lavorativi e sociali;
si perdono anche tante altre cose, talora anche la “vis vivendi” e più in là, drammmaticamente, l’autonomia.
Per il mio invecchiamento, vedi se vuoi il mio concetto di time-tank nella categoria per riflettere o sorridere, continuo con mia moglie ad “assistere” (essere disponibili) i miei due figli, uno che lavora ed uno studente universitario, proseguo il mio percorso di palestra, se possibile (God save the daddy!), donerò sangue per altri 3-4 anni ed ormai, finita l’attività di corsia e di sala operatoria, mi sto dedicando a questo sito, intensamente voluto, la cui gestione dovrebbe mantenermi attivo, lucido, pimpante ed efficiente, ma…chissà? Auguri daddy e buon lavoro!
(°) sarcopenia: < della massa muscolare, con precedenza per le fibre bianche di II° tipo, con rimpiazzo di quella grassa.
(°°) premio Nobel 2009 a 3 medici USA: le dottoresse C. W. Greider ed E. H. Blackburn e il Dr. J. W. Szostak sulla teoria dell’invecchiamento cellulare ad opera della disgregazione delle estremità dei cromosomi, i telomeri.
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