venerdì , 26 Aprile 2024

Alessio Vittorio Di Meco: “l’Andare Oltre”

Alessio Vittorio Di Meco e Stefano Graziani
Vittorio e Stefano

Spesso, addentrarsi in analisi e/o disquisizioni su temi non di comuni argomentazioni, può far sembrare chi si applica, un megalomane o uno di quelli “acculturati” che vogliono dare espressione a pensieri propri con terminologie di forte impatto. Niente di tutto questo.
Intanto “l’andare oltre” come da titolo della relazione, non è la possibilità di spaziare in aree vietate o riservate a pochi eletti ma è l’area che un vivente si crea nella mente per poterla visitare nei momenti che ritiene più opportuni e ne ricava quel benessere che il concreto non sa dargli o non detiene nelle proprie caratteristiche. Su tutto si può andare oltre.

Sulle proprie convinzioni, sulla propria fede, su quanto appropriatamente conosciuto, purché ci si relazioni con quelle parti dello spirito con le quali dobbiamo auto-conversare e auto-rispettare per un riscontro oggettivo/soggettivo veritiero: l’anima e la coscienza.

Il cuore, concreto e spirituale al tempo stesso, è lo scrigno nel quale vengono conservate le gioie e le pene ed è l’apparato che ci consente, oltre che portare a termine il percorso assegnato, di prelevare dai suoi contenuti il materiale per poter poi perlustrare quell’oltre che ricerchiamo.

Lo spirito (anima e coscienza in simbiosi) si mette in moto in una ricerca psichica di spazi inerenti alle proprie esigenze che permettono di guardare l’invisibile ed immaginare quasi realmente le conclusioni del piacere. A volte, per quanto concerne una simulazione di fatto spiacevole o di brutta esperienza, la mente, cabina di comando della nave psichica, esprime input di dissenso che, quasi mai, permettono di portare a termine la costruzione dell’immaginato. Da questo “l’andare oltre”, che al contrario di quello che si possa pensare non è andare lontano, ma è assolutamente la cosa più vicina che ci appartiene, ci consente di vivere una vita del tutto personale che non ha ragguagli con altre vite e che possiamo pacificamente considerare come unica ed irripetibile.

Testut e Jacob, 1906 - emisfero cerebrale sin. superficiale
Testut e Jacob, 1906 – emisfero cerebrale sin. superficiale

Per dare una concreta immagine “dell’andare oltre”, ci si può inoltrare nei meandri del pensiero e, secondo le conoscenze acquisite e le esperienze vissute, trovare le realtà psichiche che l’inconscio ci costruisce e ci mette davanti agli occhi della coscienza per darci le risposte che l’anima aspetta da precise richieste, sia per quello che riguarda aspetti neuro-vegetativi sia per quelli che concernono aspetti del desiderio.
Nella quotidianità si può andare “oltre” anche senza accorgersene, anche senza forzare la mente a cercarne le tracce, semplicemente perché nella distrazione di un momento di riflessione ci si può inoltrare in spazi di sublimazione incosciente e cosciente al tempo stesso, come se in quel momento anche un piccolo stress ci potesse imporre l’esigenza di

tramonto a Francavilla, gennaio 2014
tramonto a Francavilla al Mare, gennaio 2014 (ddg)

estraniazione e, contemporaneamente, il mantenimento di una presenza attiva, anche se non proprio lucida.
In tutti i campi delle personali passioni si possono costruire oasi nelle quali rifugiarsi a contemplare o, quando questi riguardano aspetti ludici, assemblare situazioni positive che ci aggradino il desiderio; così come, nelle menti perverse e cattive che l’umanità non può né disconoscere né bandire dal proprio alveo, inscenare rappresentazioni che si concludono con la mala sorte di un ipotetico o reale avversario.

Solo in un campo si può immaginare (veramente dovrebbe essere il dogma) un’unicità di intenti, di espressioni, di immaginazioni o di concretizzazione spirituale del conosciuto derivante dalla propria dottrina: la Fede.

In questo “l’andare oltre” ha una specificità intangibile ed immutabile se è vero, com’è vero, che la fede, almeno per quello che riguarda la stessa religione, è una e una sola.
Il celeste, il paradiso, il purgatorio, l’inferno e tutte quelle localizzazioni inculcate dalla propria “volontà a credere”, assumono una consistenza immateriale che accomuna i credenti e li fa
“abitanti della stessa casa ed ospiti desiderati di ambienti di caratteristiche omogenee”.

E’ chiaro che ognuno visita queste ambientazioni nei momenti di propria esigenza, ma ciò non toglie che questi momenti possano coincidere e, quindi trovarsi, nello stesso luogo allo stesso momento.
Il valore ultimo dell’”andare oltre” è quello dell’irrinunciabilità. Non c’è possibilità di renderlo nullo, impraticabile o volontariamente estinguibile dalle proprie attività vitali. E’ un marchio dell’umanità che nasce insieme a noi e non ha nessuna conclusione visto che, senza nessuna costrizione, si rimane nei pensieri e nella considerazione di chi continua a percorrere le strade del concreto.
Per questo, e non solo per questo, “l’oltre” rappresenta la forza ed il nutrimento di uno spirito che poi esercita il proprio influsso sul corpo ed è materia non controvertibile né scambiabile con altro spazio; ed il poterci andare, l’andarci, è un’ulteriore possibilità che la vita stessa ci mette a disposizione per poter meglio esercitare la missione che ci viene assegnata sia come diritto sia come dovere.

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Un commento

  1. Mio prezioso e infaticabile Amico della mente e del cuore, hai di nuovo “fatto centro” con la tua sensibilità e la tua spontanea cultura dell’uomo e del quotidiano. Carissimo, le tue riflessioni hanno per me la valenza dell’oasi da te descritta nell’articolo. Mi fai del bene e mi arricchisci, così come spero per chi legge e per chi riflette con i tuoi pensieri. Grazie, e devo dire egoisticamente anche:
    “alla prossima!”

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