venerdì , 29 Marzo 2024

Fukushima (福島市 ) 11 marzo 2011, poi gli aggiornamenti. Già undici anni.

daddy 1967: rischio radiazioni

福島市  Fuku (felicità), shima (isola) ci deve far ben riflettere, perchè il problema del 2011 e quello attuale giapponese sono già in realtà un problema mondiale duraturo.
La centrale di Fukushima è nata nel 1971, e proprio dopo 40 anni  doveva cessare la propria attività, ma per opera dell’uomo, non della natura!
Non un evento dell’oggi, che dura 24 ore, ma una calamità invisibile estesa per lustri, decenni, secoli, come è stato, è e sarà quello del 26 aprile 1986 di Chernobyl.

centrale nucleare di Fukushima
La centrale nucleare di Fukushima

Alle h. 14.46 di quella data, un terremoto di magnitudo 9 interessa le Prefettura di Fukushima, Iwate e Miyagi, regione di Tohoku e dopo 64 minuti, il seguente tsunami 津波 (“onda contro il porto“) cancella la baia di Sendai. 20.350 persone mancano all’appello con 4.670 “dispersi”, 4 milioni di persone senza energia, 1 milione e mezzo di case senz’acqua, 300 ospedali gravemente danneggiati.
L’onda di morte è di 14 metri, mentre le paratie di 6 m., programmate a breve a 10 m., ben poco riescono a fare per proteggere le strutture della centrale, mentre subito si viene a sapere che l’apparato di emergenza non è stato mai valutato fin dalla sua creazione di 40 aa. prima.
L’onda più alta, 40 m., é stata misurata 300 km più a nord del sito nucleare, nella cittadina di Miyako, Prefettura di Iwate.
La radioattività locale supera i livelli consentiti di oltre 4.400 volte!

Cosa fare? Risponde un piccolo chirurgo in pensione che soffre per l’oggi e per il domani, non per sè, ma

fonte: www.australiangeographic.com.au
(fonte)

per i nostri figli e le generazioni future in una natura alterata, sofferente, portatrice di morte subdola ed invisibile da inquinamento. A causa dell’acqua radioattiva di lavaggio-smaltimento della centrale e dei fumi si contano, sul terreno ed i suoi prodotti, sugli uomini e sugli animali superstiti, per ora, e quindi nell’aria e nelle falde, concentrazioni drammatiche di cesio-134 (emivita 2 aa.), cesio-137 (emivita 30 aa.), cobalto-58 (emivita 71 gg.) e iodio-131 (emivita 8 gg.) ed altri nemici.
La prima strada è il controllo severo, da imporre, degli sprechi energetici.
La Scienza, che studia i Nano-Mondi e l’Universo creando formule e leggi matematiche, teoretiche: che non si fermi mai!
La Tecnica, che applica ciò che di scientifico è a sua disposizione, per il Nucleare mi sento di dire: sì, si fermi!

K. Hokusai (1760 - 1849): La Grande Onda
K. Hokusai (1760 – 1849): La Grande Onda

E’ evidente la responsabilità dei danni arrecati, ricordando ancora che fino ad oggi non esistono linee-guida, pertanto affidabili, neanche per lo stoccaggio e lo smaltimento sicuro (?) delle enormi masse di scorie prodotte, che necessitano comunque di gravose risorse economiche.

La Tecnologia, che offre il prodotto ultimo e pratico del connubio fra Scienza e Tecnica, sa far funzionare le sue  Creature, ma può non poterle dominare quando la Natura, seguendo il suo logico, innocente, sì, “naturalmente innocente” ma imprevedibile Corso, diventa foriera di sconvolgimenti, drammi e lutti. E qui non intendo riferirmi ovviamente alla natura colpevole e complice, tipo le 7 piaghe dell’Egitto, di biblica memoria.
Incentiviamo invece le Fonti Energetiche Alternative in modo razionale, organico e con fondi appropriati, magari di risulta dal Nucleare, studiando modalità necessarie per migliorarne quanto più possibile la resa, ancora piuttosto bassa, la economicità e la gestione dei residui chimici. Ma dati chiari, univoci, affidabili, onesti e “puri” son difficile da ottenere: Scienziati e Tecnici di grande fama si presentano con dati e soluzioni contraddittori e lo sconcerto regna dopo averli sentiti parlare!

Ognuno di noi, nel quotidiano, nell’educazione dei giovani, quando votiamo, nella visibilità sociale è solo una pedina.
Tante pedine sanno creare la Muraglia Sicura, se condividono uno schema affidabile di costruzione.
Tante goccioline sanno formare l’Oceano; noi non siamo responsabili di quello che fa l’oceano, ma assolutamente della disponibilità della nostra gocciolina.

2011年3月11日の地震の後は福島、仙台での原子炉は、世界を汚染し、深刻な放射エネルギーを失う, daddy.

nucleare rossoE dopo il risultato favorevole del referendum del 12 – 13 giugno 2011 per questa strategia, Tecnici e Politici validi ed onesti trovino le strade più idonee per soddisfare il pesantissimo fabbisogno energetico.
Ho molta sfiducia però in un rapido programma di percorsi ed obiettivi al riguardo e mentre aggiungo all’articolo poche frasi, mi accorgo di essere già al 7 marzo ’12. C’è poco da leggere.

Riferisco però i costi dell’evento avverso: la programmazione di ulteriore diuturna protezione, peraltro rivelatasi carente per l’enorme quantità di  tracimazione di acqua radioattiva, lo smantellamento degli impianti ed i rimborsi alle vittime in Euro raggiungono la cifra di circa 510 miliardi, pari al 10%  del PIL!

Due ultime cose: come avranno organizzato i Giapponesi lo smaltimento di oltre 22 milioni di tonnellate di macerie radioattive, delle scorie nucleari e dei 30 cm. superficiali dei terreni contaminati? Ed ancora:
gli scienziati temono un terremoto futuro di grande portata, devastante, in un tempo”x”, ma non lontanissimo, sempre sulla costa orientale dello Stato, ma un po’ più a sud, più vicino quindi a Tokio. Quali strategie? Sul piatto della bilancia i costi altissimi, sembra non sostenibili, per la messa in sicurezza delle coste e delle abitazioni della zona e dall’altra il valore delle vite umane e delle loro attività a rischio.
Ricordo che lo tsunami ha portato la sua mortale onda per circa 10 Km nell’entroterra.

Naoto Kan, 2011
Naoto Kan, 2011

L’onda dello tsunami ha un’altezza variabile, ma colpisce 4 complessi nucleari sulla costa: Onagawa, Fukushima Daiichi, Daini e, piùa sud, Tokai.
L’allora primo ministro giapponese Naoto Kan, appena nominato, seguì il problema da vicino, in prima persona, obbligando al controllo diligente ed accurato delle centrali da parte della TEPCO (Tokio Electric Power COrporation), Società che gestisce la centrale, impegnandosi altresì contro la riapertura programmata delle centrali. Fu costretto alle dimissioni 6 mesi dopo, nell’agosto ’11!

Ed ecco un altro sisma, non così severo come temuto, sempre a nord nord-est, presso l’isola di Hokkaido, il 14 marzo ’12, alle h. locali 06.09, di grado 6.9 sec. Richter, 4/7 secondo la scala giapponese: non danni a persone o a cose, ben sentito a Tokio. Tsunami assente.

31.03.2012: h.23.04 scossa di terremoto di 5.9 gradi zona Fukushima: non danni alla centrale o alle cose, non tsunami.

Maggio 2012: durante la prima settimana si chiudono i 54 reattori giapponesi per 70 gg. di manutenzione/revisione, come avvenuto nel 1970, l’ultimo, il Tomari 3, il giorno 5.  La loro produzione energetica copre il 30% del fabbisogno totale nazionale.
E’ una grande prova di “resistenza” e di adattamento, con occhio severo al controllo degli sprechi e delle aumentate richieste soprattutto in vista del caldo estivo: forse si tenterà di non riaccenderle più, come si auspica anche Greenpeace, l’organizzazione ambientalista, pacifista e non governativa istituita in Canada nel 1971: vedremo.
Comunque i reattori dovranno superare gli “stress tests” della Società AIEA (Agenzia Internazionale sull’Energia Atomica) responsabile del controllo tecnico e si dovranno creare “muraglie” e paratie di protezione per eventuali altri tsunami, cosa che si sarebbe dovuta fare anni fà all’impianto Daiichi

di Fukushima, ma sempre, ahimè, rinviata. Accanto a ciò il benestare delle autorità tecniche locali.

30 maggio 2012: secondo il premier nipponico Yoshihiko Noda i reattori considerati “sicuri” devono essere riavviati per scongiurare l’eventualità del blackout estivo.
“Se otteniamo una schiarita dalle autorità locali, potrò prendere la decisione finale”  a proposito dei reattori 3 e 4 della centrale di Oi, prefettura di Fukui, i primi a poter ripartire tra i 50 distribuiti sul territorio nazionale. Il governo infatti è da tempo impegnato a superare le resistenze locali: il rialzo del 10% dei costi per l’elettricità equivale ad uno 0.4 – 0.6% del PIL.

Giugno 2012: la Rosatom, il gigante russo della moderna strategia industriale nucleare aprirà mega-uffici nel cuore della capitale, Tokyo, con l’inaugurazione da parte del suo D.G. Sergej Kirienko. Intanto nella zona intorno all'”isola felice”, Fukushima, dalla terra non si ricava più nulla.

Se dal suolo, nulla, dal mare però giungono notizie di ripresa produttiva.
Venerdì 22 giugno ’12 la Federazione delle Cooperative dei Pescatori di Fukushima annuncia la pesca di molte tonnellate di polipi, piovre, lumache di mare ed affini, vendute 3 gg. dopo, il lunedì 25, garantendo l’innocuità dei prodotti, pescati là davanti a 50 Km. di distanza ed a 150 metri di profondità: controlli garantiti per l’assenza di contaminazione radioattiva oltre il limite, mentre a terra 80.000 abitanti delle vicinanze della centrale non possono rientrare ancora nelle loro abitazioni.

Luglio 2012: si riattivano due reattori, il 3 ed il 4, della centrale di Oi; 13 rimangono in attesa dei risultati dei severi controlli. AIEA ed il primo ministro giapponese Yoshihiko Noda sono i registi di tali decisioni. Nel frattempo, dato che l’energia nucleare forniva il 30% del fabbisogno, si sono incentivate importazioni di combustibile fossile a caro prezzo, con l’ovvio risultato di un grave aumento delle emissioni di CO2.

Shinzo Abe
Shinzo Abe, 2013

Dicembre 2012: Con un comunicato ufficiale, il primo ministro Shinzo Abe, (non sono riuscito a conoscere il suo anno di nascita) conservatore, ha riferito che il Paese non può far a meno del tutto all’energia atomica. Il movimento anti-nucleare del dopo Fukushima ha perso sempre più visibilità e supporters: il popolo giapponese si rende conto che nel III° millennio, con le sue esigenze, non si può vivere senza l’apporto dei reattori.

2 gennaio 2013: ad 1 anno e 9 mesi dopo il disastro di Fukushima, il primo ministro giapponese Shinzo Abe comunica la volontà di costruire nuovi reattori nucleari, sovvertendo la politica di “phase out”, base strategica politica  del precedente primo Ministro.
Abe adduce la frase sibillina, ma empatica, che
“i nuovi reattori saranno diversi da quelli costruiti 40 anni fa”.
Comunque oggi in Giappone solo 2 su dei 50 reattori sono in funzione contro le 140 centrali nucleari europee in attività. Le due basi sono nella centrale di Oi, vicino ad Osaka, nel sud dell’arcipelago.
Ricordo che il 30% dell’energia elettrica giapponese era fornita dai suoi 51 reattori.

Maggio 2013: si attivano ricerche in campo energetico alternativo, evidenziando la possibilità di ricavare energia dall’idrato di metano, il clatrato.
(da Wikipedia): gli idrati di metano rappresentano una risorsa di energia ancora da sfruttare, presente nella geosfera più superficiale (fino a 2 km) nei margini continentali all’interno delle sequenze

TEPCO (Tokyo Electric Power Company): logo modif. dopo tsunami (!)
TEPCO (Tokyo Electric Power Company) – logo modif. dopo tsunami (!)

sedimentarie e nel permafrost delle regioni polari.
Le difficoltà tecniche estrattive sono però enormi, così come i potenziali ed enormi smottamenti dei fondi oceanici a potenzialità tsunami (!).
Si programma comunque nell’anno la ripresa di 6 reattori.

centrale di Kashiwazaki-Kariwa
Centrale di Kashiwazaki-Kariwa

La Tepco decide di rivolgersi all’Autorità politica per i controlli nucleari e per la regolamentazione al fine di proporre la riattivazione di 2 reattori nella centrale di Kashiwazaki-Kariwa, nella prefettura orientale di Niigata, prossima a Fukushima, sul versante ovest, entro 6 settimane, una volta raggiunti e valutati gli standard di sicurezza.
Secondo fonti ufficiali, vicine al governo, anche altri 4 gestori di energia potrebbero seguire il programmadella Tepco in altre 5 centrali disposte nel territorio nazionale.
Il 25 del mese , sulle coste nord-orientali del Giappone, altro sisma in mare aperto di 7.3 di magnitudo a 290 Km di distanza da Fukushima, con onde marine massime di soli 40 cm.
“per fortuna l’epicentro era abbastanza lontano dall’isola”, dice Satoshi Mizuno, dirigente del Centro Gestione Disastri della prefettura di Fukushima, all’Agenzia Associated Press.

Giugno 2013: la metà dei 200 miliardi di yen, pari a 1.56 miliardi di euro, dei fondi destinati alla ricostruzione del dopo-terremoto è stata dirottata verso 38 prefetture non colpite dal sisma invece che alle 9 che hanno subito i maggiori danni.
Le destinazioni improprie: una campagna per promuovere la prefettura di Yamaguchi con mascotte dal pelo grigio, una squadra di persone ingaggiate per contare le tartarughe di mare, un’expo internazionale di manga (dal quotidiano nipponico Asahi Shimbun).
Delle 65 mila persone che hanno avuto un lavoro nel tentativo di ripristinare una sorta di benessere, solo il 3% proveniva dalle aree mortificate dal letale evento, il 97% di loro, erano persone estranee. Ed il tutto sempre con denaro pubblico, dedicato.

Luglio 2013: l’attività principale attuale sembra quella di costruire impianti di stoccaggio dell’acqua contaminata ma tutto è in drammatico ritardo e di scarsa efficacia, dopo 28 mesi! E quasi sicuramente una quota di questo veleno liquido radioattivo filtra dai terreni della Centrale per versarsi in mare. L’obiettivo è quello di fermare la contaminazione dell’Oceano Pacifico, ma misurazioni locali in pozze d’acqua di raccolta e stasi rivelano drammatiche concentrazioni di cesio, trizio, stronzio ed altro, nettamente in aumento in rapporto a verifiche precedenti (Nuclear Regulation Authority).
In parallelo 4 compagnie elettriche chiedono la riattivazione di 12 reattori.
Ed alle elezioni del 21 luglio 2013 per la Camera Alta è favorito il Partito Liberaldemocratico con il suddetto Shinzo Abe, l’unico politico nettamente a favore della riapertura delle centrali nucleari.

Il 9 luglio, per un cancro all’esofago muore a 58 anni Masao Yoshida, ingegnere giapponese, direttore della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi durante il disastro del 2011. La patologia non sembra però correlabile alla notevole esposizione subita dal professionista.

Agosto 2013: la centrale nucleare di Fukushima continua a perdere acqua contaminata dagli elementi radioattivi. La Tepco, la nota Società che gestisce la centrale danneggiata, ha comunicato che ulteriori 300 tonnellate di acqua sono fuoriuscite dal sito per riversarsi nel suolo, dove l’inquinamento è già 9 volte superiore a quello di Chernobyl.
A luglio, un mese fa, la stessa Società aveva comunicato che dalla Centrale continua a fuoriuscire acqua radioattiva che si smaltisce spontaneamente nelle acque marine. A poco sono servite le pile di sacchi di sabbia aggiunte ad una muraglia di cemento sistemata intorno alla cisterna danneggiata. Ma, si aggiunge, che containers e serbatori sono insufficienti e talora loro stessi fallati con le ovvie ripercussioni drammatiche di ulteriore inquinamento.

19 settembre 2013: un terremoto di magnitudo 5.8 si è avvertito nella prefettura di Fukushima, a circa 60 Km dalla centrale del disastro di 30 mesi fa. Non sono stati registrati danni a persone o cose e nessun segno di tsunami.
Ogni giorno dalla centrale si pompano via 400 tonnellate di acqua radioattiva, servita per il raffreddamento dei nuclei eroganti i materiali tossici. Si pensa ad una sorta di muraglia di ghiaccio: ma costa ed avrà anche lei le sue falle!

Febbraio 2014: Abe punta su una ripresa del programma nucleare al fine di assicurare al Paese energia elettrica a basso costo, “intra-moenia” e risanare una bilancia commerciale che nel 2013 è andata in rosso per oltre 820 milioni di euro.
Abe sa che il Giappone, privo di risorse naturali, non può permettersi di ignorare il potenziale energetico dei suoi 48 reattori al momento inattivi.
Il premier sostiene che se il Giappone vuole rimanere tra le grandi potenze, ha bisogno dell’energia nucleare. Il Paese esporta reattori e componenti di centrali nucleari in tutto il mondo per centinaia di miliardi di dollari.

Yakuza
Yakuza (fonte)

Altro grave problema: lo smaltimento delle scorie, il team umano preposto e la longa manus della mafia locale, la Yakuza.
Droni, robot e barboni: la TEPCO (Tokyo Electric Power Co.), società responsabile degli impianti nucleari di Fukushima, spera di risolvere il problema della rischiosa e pesantissima opera di rimozione di un enorme numero di barre di combustibile nucleare rimaste in sede dopo l’avverso evento. I barboni percepiscono 90 dollari al giorno per la loro preziosa opera di rimozione, ma una quota di tale compenso viene data ai vertici della mafia locale, la Yakuza, che lei stessa s’impegna di cercare e reclutare gli homeless.
Ancora, secondo la Reuters, importante Agenzia di Stampa britannica, c’è un  giro di tangenti sui poveri uomini coinvolti che devono pagare reclutamento, camera e vitto alla mafia.
Sempre secondo la Reuters, sono 733 le società impegnate nell’opera di bonifica di Fukushima con un giro di affari di 23 miliardi di euro (dal Sole 24Ore del 9 marzo 2014).
Classificato al livello 7 della scala INES, l’incidente giapponese è soltanto secondo a quello di Chernobyl. Comunque, il sisma che ha colpito l’isola di Honshu, di magnitudo 9, è talmente potente che secondo lo US Geological Survey, ha spostato l’isola di circa 2.4 metri verso Est e aumentato l’inclinazione dell’asse terrestre di 10 – 25 cm.

Maggio 2014: oggi nel mondo sono in costruzione 72 nuovi reattori ed il Giappone mira a costruirne una a Sinope, nella Turchia settentrionale, dove la nazione aspira ad ottenere energia dalla fissione dell’atomo con accordo Shinzo Abe – Recep Tayyip, primo ministro turco  (L’Espresso, 22 maqggio 2014), del valore economico di 22 miliardi di dollari.
Ma altre trattative sono in corso con Arabia Saudita, Giordania, Brasile e Vietnam, qui in un’area scelta dalle tartarughe per la loro deposizione delle uova (!).
Dal Medio Oriente all’Africa, dal Sudamerica all’Estremo Oriente, cresce la voglia di entrare a far parte del club dei produttori di energia nuckeare.
Ora nel mondo sono in costruzione una settantina di nuovi reattori: 28 in Cina, che si assommano ai 21 già operativi, 10 in Russia, 6 in India, 5 in Corea del Sud e Usa, 2 in Argentina, Slovacchia, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Pachistan, Giappone ed infine 1 per Brasile, Bielorussia, Finlandia e Francia.
L’Azienda RosAtom offre ora grandi centrali nucleari da 1.000 o 1.200 megawatt nella forma “all inclusive”, praticamente una sorta di noleggio che comprende la costruzione dell’impianto, la sua gestione per 60 aa., la fornitura del combustibile nucleare e il ritiro delle scorie radioattive.
Ma l’offerta della dell’Azienda russa si diversifica anche in nuove “piccole” centrali da 300 – 500 megawatt, meno costose delle precedenti e assemblabili agilmente in regioni remote e funzionanti soprattutto per far fronte all’enorme richiesta energetica per la dissalazione delle acque marine e per piattaformi galleggianti in Artico per l’estrazione del petrolio. atomoAll’inizio del 2015 in Giappone, ancora sotto il governo di Shinzo Abe, i 48 reattori sono in stand by.

La produzione mondiale attuale di energia proviene dal nucleare nella quota del 10 – 12% ed è in continuo calo. Questo è il trend soprattutto in Europa con un aumento degli investimenti soprattutto nelle rinnovabili, solare in primis.
Stiamo a vedere…

All’inizio di marzo 2016 non ci sono state ancora notizie ufficiali di morti secondarie ad esposizione di radiazioni (!?).
L’ex premier Naoto Kan, esautorato nel 2011, nel mese di marzo 2016 sarà a bordo della nave di Greenpeace che analizzerà le acque astintanti la centrale, per ribadire la sua posizione di cinque anni fa.

Sempre a marzo ’16, la giornalista giapponese Nanako Yamamori, corrispondente per l’Italia, rilascia a Milano per la rivista l’Espresso (10 marzo 2016, pag. 42) una serie di informazioni preziose. Negli ultimi anni l’Agenzia per la Ricostruzione stanzia annualmente circa 21 miliardi e 800 milioni di dollari per case, ospedali, scuole, strade, linee ferroviarie. I terreni agricoli ad oggi sono stati decontaminati al 75%. La pesca, preziosa risorsa che garantisce la metà della produzione nazionale, è stata ripristinata nell’85% delle attività ( ma vediamo come e quanto è inquinato quel mare!).

Nell’ottobre 2016 si riattiva il reattore nucleare di Ikata, con l’utilizzo del combustibile Mox, acronimo dell’ inglese Mixed oxide fuel, miscela di ossido di uranio naturale, impoverito, e biossido di plutonio. Questa tecnica risulta applicata anche a circa il 30% dei reattori attualmente in funzione in Francia. Il plutonio è riciclato, di risulta, e pertanto risulta meno costoso ma più efficiente. Il rovescio della medaglia è che il Mox, essendo molto più instabile e radioattivo di altri combustibili nucleari, aumenta i rischi di incidenti nucleari e, in caso di fuoriuscita, è estremamente più dannoso.
Al momento, ottobre 2016, in Giappone sono in funzione solo il Sendai 1 e Sendai 2, reattori situati nel sud-ovest dell’arcipelago.

Dal Corriere della Sera del 6.2.2017. La scoperta del foro di due metri nella griglia sottostante il contenitore del reattore n. 2 di Fukushima Daiichi e il livello di radioattività misurato in quel preciso punto e superiore ai valori del 2011, dimostrano che

“l’incidente è ancora in corso e non si è esaurito»,
spiega Valerio Rossi Albertini fisico nucleare dell’Istituto di struttura dei materiali del Cnr.
Il grande foro si è creato come conseguenza della fusione del nocciolo di uranio innescata dall’incidente dell’11 marzo 2011. Le elevate temperature superiori ai 2.000 gradi centigradi che si erano sviluppate hanno forato il contenitore del reattore, il vessel, lasciando uscire svariati materiali fusi i quali, cadendo, hanno sprofondato la griglia. Su di essa, inoltre, vi sono dei depositi di una massa solida nera, traccia appunto dei materiali usciti. Qui la sonda adoperata dalla società Tepco per esplorare la situazione creatasi nel reattore ha misurato 530 sievert/ora mentre dopo l’incidente causato dallo tsunami era di 73 sievert. Nemmeno dei robot possono sopravvivere in una condizione a così alta radioattività perché i circuiti saltano e l’indagine è stata in questo caso effettuata attraverso una sonda passiva.
«Ora – prosegue lo scienziato del Cnr – anche se è improbabile, non si può escludere l’ipotesi estrema che il processo di fusione possa essere ancora in corso. Intanto resta difficile stabilire se la struttura del vessel abbia ceduto come conseguenza della fusione del nocciolo o per un cedimento provocato dal terremoto e dal successivo tsunami».
Il disastro di Fukushima era stato classificato al grado settimo, il massimo della Scala Ines stabilita dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) per valutare le conseguenze di un incidente. A Fukushima ci sono state solo inizialmente delle emissioni di vapori radioattivi che hanno provocato l’evacuazione degli abitanti in un raggio di venti chilometri. Da allora si lavora per contenere e bloccare ogni possibile pericolo.
Le radiazioni misurate nell’area della griglia sfondata costringeranno ad adottare schermature ben più consistenti rispetto ai piani finora messi in atto. Restano tuttavia ancora incerte le condizioni per quanto riguarda le contaminazioni del territorio che non derivano dal reattore ma semmai dalle operazioni di raffreddamento degli impianti sempre necessarie mobilitando grandi quantità di acqua.

aree FAO Pesca Mondiale (fonte)

Marzo 2018: la Centrale, nonostante i lavori di protezione, impermeabilizzazione e  manutenzione, continua a riversare in mare 300 tonnellate di acque contaminate al giorno.
Attenzione all’acquisto del pesce pescato e congelato soprattutto nell’area FAO di Pesca Mondiale n° 61, ad est del Giappone, ma anche la 71, a sud della precedente e la n° 67, ad est della 61, che riguarda il mare dell’Alaska e del Canada occidentale dove le correnti ovest-est portarono moltissimi residui galleggianti: acqua comunque contaminatissima!. Lo ho notato perchè specie simili di pesce, in quelle zone costano 1/3 di meno!!
2019: pochissimi aggiornamenti…
2020: il problema, vicini alle Olimpiadi di Tokio, se si faranno per il Coronavirus, è il destino, stoccaggio?, del magma radioattivo assemblato e lo stoccaggio o lo smaltimento delle acque radioattive trattate nell’Oceano Pacifico. Vediamo, e sto scrivendo nel marzo ’20. A settembre le dimissioni per motivi di salute del Premier Shinzo Abe, per il riacutizzarsi di una malattia infiammatoria cronica dell’intestino con notevole componente autoimmune e da stress (art. personale: stress compagno di vita) (presente in prima pagina di Google, 3° articolo a metà marzo. :)
2021: permane epoca Covid-19, drammatica. Aggiornamento: riapertura della pesca da molti mesi, pericolosissima per il continuo inquinamento, definito “modesto” (!!!) da parte delle acque di raffreddamento degli impianti, nell’Oceano Pacifico del Nord Ovest. Stesse raccomandazioni della spesa per il pesce definite nel 2018.
2022:  la dismissione delle acque contaminate nel Pacifico non tiene conto delle correnti marine, che saltano il problema puramente matematico di diluizione.
La concentrazione reale degli inquinanti sarà di 1/3 superiore alla media stimata da chi si ritiene un “affidabile”. Continuo a consigliare di non comprare pesce o simili nelle aree FAO del Pacifico settentrionale e meridionale.

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