giovedì , 28 Marzo 2024

oligoelementi

Uomo di Vitruvio di Leonardo da Vinci, ca. 1490

L’organismo appare come una specie di oligarchia

nella quale enormi masse di elementi passivi
sono dominati da un modesto
(oligos) numero di elementi catalizzatori“.
Gabriel Bertrand, biochimico, batteriologo e biologo, (Parigi 1867 – Parigi 1962) a 27 anni coniava il termine oligoelementi per gli “elementi in traccia“, catalizzatori delle reazioni biochimiche, dando loro una dignità bio-funzionale, cancellando il termine di “tracce impure”.
Questa frase dello studioso francese potrebbe benissimo essere appropriata anche per gli eicosanoidi, “oligo-speedy-ormoni” (termine coniato da daddy: verrò radiato dall’Ordine dei Medici?) gruppo di più recente individuazione.

La classificazione di questi “pochi elementi” è veramente complessa e da quanto ho potuto vedere in letteratura, controversa, soprattutto per l’appropriatezza dell’inserimento “a buon diritto” in questa lista di metalli e metalloidi.

Comunque la loro presenza nell’organismo è < allo 0.01% del peso corporeo, pari a meno di 7 gr. per un individuo di circa 75 Kg.
Gli oligoelementi vengono definiti “essenziali”  perchè indispensabili per funzioni vitali e se ne contano 21 (ripeto, le idee non sono uniformi tra gli specialisti), dei quali 14 sono metalli di transizione e 7 non-metalli (metalloidi). Trai primi: cadmio, cobalto, cromo, ferro, litio, magnesio, manganese, molibdeno, nickel, potassio, rame, stagno, vanadio e zinco; fra i secondi: boro, fluoro, fosforo, iodio, selenio, silicio e zolfo.
L’argento (batteriostatico per uso topico) e l’oro, da taluni inseriti nell’elenco di oligoelementi “non essenziali”, non credo abbiano ruoli in reazioni biochimiche di tale tipologia.

L’applicazione terapeutica di questi elementi inziò con Jacques Ménétrier (Parigi 1908 – 1986) con l’oligoterapia catalitica, proseguì negli anni ’50 con l’oligoterapia nutrizionale e quindi, più recente, l’oligoterapia farmacologica per dosaggi elevati. La loro indicazione terapeutica purtroppo non fa parte del mio “bag” (forma contratta di bagaglio :D!!!) culturale, per cui la affido a Tecnici dedicati. Laddove di interesse generale, dirò qualcosa, veramente “qualcosa” di indicativo: in corso ci sono molti studi e si attendono, all’inizio del 2011, molti dati di valenza scientifica sia in campo biochimico, ma soprattutto clinico.

Ed allora eccoci di nuovo all’elenco, in ordine alfabetico degli oligoelementi: se già trattato in Biochimica o Patologia Clinica, l’elemento avrà il suo link.

Boro: metalloide. Ne conosco un’applicazione perchè nel 2004 partecipai come chirurgo alla premiazione del Fisico Prof. Tazio Pinelli di Pisa alla 7° edizione del premio “Frentano d’oro” a Lanciano, 18 settembre 2004. L’idea scientifica innovativa del Prof. Pinelli, il progetto TAORMINA, è nata da una vastissima esperienza specifica nel mondo della fisica nucleare, affiancato da molteplici conoscenze nel campo della biochimica, biofìsica, fisio-patologia cellulare e quindi la loro intelligente applicazione nella patologia oncologica umana. Oltre a ciò, da sottolineare la geniale intuizione, e quindi attuazione, della strategia di alimentare artificialmente l’organo malato, il fegato in questa esperienza, con un ottimo e graditissimo “pasto”, il boro-fenilalanina, che si rivelerà il “serpente in pectore” per la distruzione selettiva della cellula neoplastica dopo “bagno neutronico”: vera terapia potenzialmente efficace delle metastasi epatiche, drammatica espressione di una malattia oncologica.
E’ un prodotto omeopatico, prescritto quindi da Specialisti al riguardo in casi relativi ad osteoporosi, carenza estrogenica e vasculo-cardiopatie. In dose elevata è dannoso per le gonadi.
Cadmio: inibitore pluri-enzimatico ed antagonista dello zinco; inquinante dei fertilizzanti e quindi anche delle falde acquifere e del mare

trabocco Fossacesia nord (Ch), di Tommaso Olivieri

(insieme a cromo, arsenico, piombo e mercurio) è prodotto dal fumo di sigaretta ed è presente nel tonno, merluzzo, luccio e crostacei, in non recenti amalgame dentarie. Può provocare infertilità, soprattutto nel maschio, se presente in eccesso.
Cobalto: fa parte della molecola della vitamina B12. Una sua carenza provoca l’anemia perniciosa, come per la carenza di acido folico. Lo troviamo nei semi di lino, verdure a foglia verde, ostriche e molluschi, latte, fichi, cavolo e grano saraceno. Un suo sovradosaggio può portare ad ipertrofia tiroidea.
Cromo
Ferro
Fluoro favorendo l’assimilazione del calcio, partecipa alla salute dei denti (contrasta l’attività dei germi della placca dentale), dell’apparato osteo-articolare e tendineo. Il latte ne < l’assorbimento.
Fosforo

Iodio biocatalizzatore della ghiandola tiroide e quindi delle sue funzioni sulle altre ghiandole endocrine. Soprattutto nella tirossina che cede in circolo le sue due frazioni attive fT3 ed fT4 ed ha funzione di favorire la crescita e lo sviluppo dell’organismo e delle sue funzioni, anche intellettive, > il metabolismo basale, l’assorbimento di nutrienti dall’intestino, cura il trofismo di cute ed annessi, > la sintesi proteica e del colesterolo, agisce da catalizzatore nelle conversioni di vitamine. Lo troviamo nelle alghe marine, semi di girasole, pesci (aringhe, salmone, merluzzo), ostriche e crostacei (gamberetti ed aragosta), olio di fegato di merluzzo, sale iodato. Assorbito dai nutrienti giunge alla

Testut e Jacob, 1908 – porta e sue radici (sistema portale)

tiroide attraverso il sangue portale, vene sovra-epatiche, piccola circolazione (polmonare) e quindi grande circolazione. L’eccesso si elimina attraverso i reni.
Litio: classico impiego nella ciclotimia o meglio definita sindrome maniaco-depressiva dove risulta carente tale elemento.
Magnesio
Manganese attivatore di numerosi enzimi in ambito vitaminico, protidico (formazione di azoto ureico e latte), lipidico (latte, acidi grassi e colesterolo) e glicidico; agevola lo sviluppo osseo. Negli alimenti si segnalano i cereali integrali, il tuorlo, vegetali di color verde. Un suo eccesso si può associare a problematiche cliniche simil-Parkinsoniane.
Molibdeno presente in molte reazioni enzimatiche, è particolarmente attivo nel metabolismo dell’acido urico di provenienza dalle purine (basi azotate degli acidi nucleici). Un suo eccesso favorirebbe gotta e calcolosi renale uratica. Verdure, legumi e crucifere sono le fonti alimentari più significative.
Nickel presente in alcuni enzimi e nei deleteri grassi vegetali idrogenati. In studio, a parte le note allergie cutanee da contatto.

Potassio
Rame

Selenio:
oliogoelemento con ruolo nel metabolismo energetico e come anti-ossidante, presente nella selenio-cisteina, amminoacido non codificato, ottenuto da modifiche biochimiche secondarie. In associazione alla Vit.E è un potente anti-ossidante, ma in Oncologia lo studio SELECT del 2008  ha escluso un’azione anti-cancro prostatico. Ha un ruolo piuttosto definito nel sistema immunitario, nel trofismo della cute, sul miocardio, sulla motilità degli spermatozoi e nella funzione tiroidea. La Vit.C artificiale contrasta l’assorbimento del selenio. Vedi Rischi integratori, soprattutto per il diabete. E’ soprattutto pubblicizzato come anti-stress da attività fisica intensa (?).
Presente spesso legato agli A.A. solforati cisteina e metionina, nelle noci del Brasile, cereali integrali, pesce (tonno fresco soprattutto e sogliola), seppie, polpi e gamberi, carni bianche e rosse, verdure, lenticchie secche e lievito di birra.
Silicio
Vanadio
ben presente nei vari apparati, partecipa alla formazione del tessuto osseo e dentale; una sua peculiarità è il contrastare

arteriosclerosi iniziale in ipercolesterolemia familiare (foto m.e. di Sinax-Fidia)

l’ipercolesterolemia (inibendo la sintesi) ed il deposito di questo lipide sulla parete arteriosa (placche); mi viene in mente, da verificare, una relazione con l’HD Lipoproteine.
Zinco

Zolfo: mai impiegato come unico farmaco, è conosciuto per le acque sulfuree che prevedono precise indicazioni terapeutiche per le particolari controindicazioni. Metionina e cisteina sono i due AA solforati e quindi la loro presenza è anche nelle proteine, ormoni (insulina, ACTH, FSH, GH, LH, prolattina, TSH), enzimi (Coenzima A) e mucopolisaccaridi; di questi il condroitin-solfato è il più noto, componente di osso, cartilagini e legamenti. Una modesta quota è prodotta dai batteri intestinali del colon sulle proteine ingerite (zolfo endogeno), quella esterna, assorbita nel piccolo intestino, proviene da sali e da composti organici, la cui origine alimentare è rappresentata da: molluschi e pesce, uova, latte e carne rossa, crucifere e legumi, germe di grano.
In coda all’articolo, i versi di Alberto Cavaliere (°).

Oligoelementi non essenziali, fra l’altro:
alluminio si trovano tracce negli additivi (lievitanti e coloranti), alghe, cereali e farine, funghi, lievito di birra, mela, spinaci. tossico a dosaggi elevati; nei nsali per azione anti-acida gastrica, nei deodoranti ed anti-traspiranti. Una sua dismissione avviene conservando per oltre 24 h. alimenti in contenitori di alluminio. E’ tossico a dosaggi elevati perchè viene trattenuto soprattutto nei reni, gonadi e cervello causando gravi problemi nonchè predispone ad uno stato trombofilo. Di recente, gennaio 2012,un suo coinvolgimento nello sviluppo del cancro della mammella (fonte).
Bismuto, anti-flogistico della gola, tonsille e delle vie aeree superiori.
Stagno: stagno, ristagno, cioè mi fermo, come nell’ipossia stagnante. Mi sono stancato con queste “piccole cose”,

comunque lo stagno credo abbia attività batteriostatica sui Gram pos.

(°) Lo zolfo secondo Alberto Cavaliere (Cittanova , Reggio Calabria, 19 ottobre 1897 – Milano, 17 novembre 1967), chimico (laurea a Roma), poeta, giornalista e politico.
Ecco in versi il “suo” Zolfo.

Corpo notissimo fin dal passato più immemorabile,
fu annoverato fra i corpi semplici quest’elemento solo nel volgere del settecento.
E’ abbondantissimo: nel Bel Paese, anzi, n’esistono miniere estese.
Nella Germania e in altri siti esso ricavasi dalle piriti.
Nella Sicilia, dove allo stato libero trovasi cristallizzato, s’ottien col metodo del calcarone (in modo analogo che pel carbone)
in cui s’adopera lungo il processo per combustibile lo zolfo stesso.
Dei vecchi metodi forse è il men peggio.
Così ricavasi lo zolfo greggio.
Se poi, bruciandolo, entro le mura d’una gran camera di muratura
si fanno giungere i suoi vapori, vi si deposita lo zolfo in fiori,
il quale in seguito si liquefà e in forme coniche di legno va,
formando il solido zolfo in cannelli, ossia in lunghissimi aghi, assai belli.
Sostanza insipida, giallo-citrina, molto solubile nella benzina,
a cento e undici gradi esso fonde formando un liquido giallo; d’altronde,
se ancor riscaldasi, diventa denso, vischioso, tingesi d’un bruno intenso,
sì che ai centigradi duecentoventi, capovolgendone i recipienti che lo contengono,
non lo si versa;
ed innalzandolo poi, viceversa, a ancor più energica temperatura ridivien fluido,
ma più s’oscura, finché, sul volgere dei quattrocento, il nostro siculo strano elemento
dei densi nugoli ranciati estolle; le metamorfosi cessano: ei bolle.
Numerosissime le applicazioni: serve a molteplici fabbricazioni.
Ci dà i fiammiferi: s’intende, quelli che il nome traggono di zolfanelli.
La scienza medica lo sfrutta pure, utilizzandolo per molte cure:
chi non l’adopera, chi non l’agogna, quando implacabile prude la rogna?

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